L'immagine rappresenta un giovane primate.
Gran parte del suo abbigliamento richiama lo stile Urban wear che era in voga tra gli anni '70, '80 e '90, e che trovò la sua massima espressione nelle comunità hip-hop di quartieri come Harlem e Bronx. Questo stile di moda coinvolse tutto il mondo fino ai primi anni 2000 e ora, dopo due decenni, sta tornando in voga in diverse varianti.
Il protagonista indossa un cappello snapback, occhiali da sole con montatura personalizzata e lenti riflettenti, una giacca oversize in pelliccia con cappuccio, una collana bling-bling con il simbolo del dollaro e una t-shirt Trippy con richiami alla cultura Bohémien. Quest'ultima fa riferimento ai giovani artisti ottocenteschi che, in attesa della notorietà, conducevano una vita povera e disordinata, ma libera e anticonformista, esattamente il contrario del nostro protagonista.
Ai suoi lati, quasi impercettibili come se fossero litografie sbiadite nel profondo della sua anima, si intravedono la skyline di una città e una giungla posizionate specularmente.
Homo sapiens è la definizione tassonomica dell'essere umano moderno. Appartiene al genere Homo, di cui è l'unica specie vivente, e alla famiglia degli ominidi, all'ordine dei primati. Gli emisferi cerebrali, che costituiscono il cervello umano, quello dei primati e delle scimmie, agiscono nello stesso identico modo: la parte destra del cervello comanda le funzioni motorie di quella sinistra del corpo e viceversa. L'emisfero sinistro dovrebbe gestire le parti analitiche, razionali e logiche, mentre quello destro governa la parte artistica, creativa ed empatica.
Quindi, in questa immagine, c'è chiaramente qualcosa che non torna.
Sotto questa figura troviamo una breve frase che potrebbe sembrare semplice, ma in realtà rappresenta dei concetti, delle storie e la genesi e il processo creativo che hanno portato alla sua realizzazione da parte dell'artista.
Pt.1 (frase in piccolo)
"Il tuo problema è che hai passato la tua esistenza pensando che ci fossero delle regole".
Prima ancora del tuo primo ricordo su questo universo. Ovunque tu sia. Da quando la tua esistenza ha avuto inizio, sei stato bombardato da centinaia di schemi, regole, imposizioni.
La lingua, la scrittura, la scuola, la religione, le convenzioni sociali, i giudizi di amici, non amici e parenti, la moda, la tv e i film, la famiglia, i libri, la storia, e potremmo continuare all'infinito.
Persino questo testo lo sta facendo. Persino chi ha concepito questa immagine e la sta descrivendo non può sfuggire e te lo sta comunicando tramite una lingua, dei canoni estetici, un computer, una rete di collegamenti informatici e un monitorche hanno tutti delle regole scritte ancora prima che nascesse, da cui non può sfuggire.
Alcuni antropologi sostengono che anche una sola di queste imposizioni che hanno guidato la nostra vita siano come un virus che si insinua nel cervello e si espande di giorno in giorno senza che tu possa accorgertene. Negli anni, riscrive i percorsi mentali fino a soffocare completamente il pensiero critico.
Per questo rimaniamo sorpresi dai bambini nei loro primi mesi di vita. Sono puri. Ogni cosa che fanno è una sorpresa, un miracolo irripetibile senza schemi e preconcetti, ma solo istinto, natura e genetica.
Tutto questo, mischiato allo scorrere del tempo, crea nelle nostre vite un loop invisibile. Un cerchio piatto che continua a ripetersi e ci fa ingoiare giorno dopo giorno un veleno per cui non siamo stati concepiti.
Ognuna di queste cose è un pezzo di metallo che ci siamo costruiti intorno e che ha formato una gabbia che non vediamo. I genitori, il lavoro, il capo, tua moglie o tuo marito, il giudizio degli altri e il tuo timore di non essere accettato/a e di non raggiungere quel traguardo di essere una persona 'realizzata'.
Ma cosa è la realizzazione? Chi ha scritto delle regole e dei canoni per cui certi step nella vita portino una persona (e le persone accanto a essa) a pensare di essere realizzata? Dove sono queste regole?
Pt.2 (frase in grande)
NON CE NE SONO. UNA VOLTA ERAVAMO SCIMMIE!
Queste frasi sotto la figura ad alcuni non sembreranno nuove. Non faremo spoiler, ma riprendono un dialogo di una famosa serie tv che si ispira al capolavoro cinematografico del 1996 dei fratelli Coen.
Vi chiederete come ricolleghiamo alla nostra immagine quale è il senso di tutto questo sproloquio...
Faremo come fece Walt Disney con le fiabe dei fratelli Grimm, partendo da una storia non proprio per bambini per trasformarla in un messaggio positivo.
In questo specifico caso, la storia, a differenza di 'Fargo', sfortunatamente è reale. Il trigger che ha fatto scattare nell'artista questa rappresentazione è stato attivato da un particolare dialogo che, voluto o non voluto dagli sceneggiatori, o forse per una clamorosa coincidenza, si porta dietro una serie di avvenimenti realmente accaduti e tutt'ora sotto indagine:
Estate 1983 (Alaska)
Cindy Paulson, una giovane di 17 anni, si trova con i polsi ammanettati sul sedile posteriore di una berlina. Davanti a lei, una figura maschile sta caricando del materiale sul suo monoplano a due posti.
Scorgendo l'uomo di spalle, Cindy striscia fuori dal sedile posteriore, apre la portiera del guidatore e corre scalza verso la vicina Sixth Avenue, dove riesce miracolosamente a fermare un camionista di passaggio mentre viene inseguita dal suo aggressore.
L'autista del camion, allarmato dall'aspetto devastato della giovane, si ferma, la prende in braccio e, mentre avverte le autorità, la scorta in un luogo sicuro.
Gli agenti dell'APD (Anchorage Police Department) la ritrovano ancora ammanettata nella stanza 110 del Big Timber Motel. La ragazza viene portata in ospedale e successivamente interrogata nella sede centrale dell'APD dove fa una descrizione accurata dell'uomo, dei luoghi e di come sia arrivata lì, davanti agli investigatori.
Le indagini portano immediatamente all'identificazione di un individuo: Robert Hansen, un umile fornaio dal carattere mite, fisico esile, abbigliamento anonimo, sposato e padre di famiglia.
Hansen, interrogato, nega ogni accusa con estrema tranquillità. Nonostante abbia precedenti, quella figura mite e pacifica convince i vertici della polizia a rilasciarlo e intimare alla sezione omicidi e scomparse (che non è per niente convinta dell'innocenza dell'uomo) di non svolgere ulteriori indagini perché non c'è nessun elemento o prova che possa reggere e portare a un mandato di perquisizione.
Hansen viene rilasciato e Cindy Paulson, additata come mitomane (in questa linea temporale siamo nel 1983 ma la Paulson non parlerà di questo fino al 2013 per poi ritirarsi a vita privata e ad oggi non si hanno più notizie di lei), cerca di ritornare faticosamente alla sua vita.
Facciamo un passo indietro di un anno e ci ritroviamo nel 1982. Come detto in precedenza, il rilascio di Hansen (escludendo i vertici) non era condiviso da tantissimi esponenti del distretto, ma soprattutto dal detective Glenn Flothe che, appunto nel 1982, stava indagando su 3 ritrovamenti di donne uccise nei dintorni di Anchorage che presentavano le medesime ferite da arma da fuoco e da taglio. In poche parole, sospettava ci fossero più cadaveri di quanti ne avessero trovati fino a quel momento e che tutti i casi fossero collegati. C'era un serial killer a piede libero. Flothe contattò l'agente speciale dell'FBI John Douglas.
John Douglas fu il creatore del Criminal Profiling Program dell'FBI. Il suo lavoro ha contribuito a partire dagli anni '70 a stabilire le fondamenta di quello che oggi chiamiamo Profilazione criminale.
Durante la sua attività, viaggiò per i penitenziari degli Stati Uniti interrogando, registrando e studiando personaggi come: David Berkowitz , Ted Bundy , John Wayne Gacy , Charles Manson , Lynette Fromme , Sara Jane Moore , Edmund Kemper e tanti altri. È anche la figura che ha ispirato il protagonista di uno degli show più visti al mondo su Netflix, ovvero la serie Mindhunter.
Il detective Glenn Flothe fornì dettagli accurati basati sul ritrovamento dei 3 corpi del 1982 a Douglasper stilare un profilo sul possibile assassino.
Douglas analizzò i fascicoli. Pensava che l'assassino potesse essere un cacciatore esperto con una bassa autostima, con una precedente storia di rifiuto da parte delle donne e si sarebbe sentito obbligato a conservare "souvenir" dei suoi omicidi, come per esempio i gioielli di una vittima. Suggerì che l'aggressore potrebbe balbettare.
Tornando al 1983, il detective Glenn, ricordandosi questo particolare e avendo assistito all'interrogatorio di Hansen, rimase fulminato.
La storia raccontata dalla diciassettenne Cindy Paulson (unica sopravvissuta) era troppo dettagliata per essere una semplice congettura. Durante l'interrogatorio nell'estate del '83, Hansen balbettava. Era un abile cacciatore e, attraverso alcune interviste con ex compagni di scuola, si scoprì che a causa della sua balbuzie e di una grave acne che lo aveva segnato permanentemente, non aveva ricevuto l'attenzione che desiderava dalle ragazze attraenti a scuola. Possedeva effettivamente un biplano, ma non era registrato a suo nome. Aveva una profonda conoscenza dei territori dove erano state trovate le prime tre vittime perché, come disse, era la sua zona di caccia quando la stagione era aperta, affermando che era solito affittare una barca o un gommone per arrivarci.
Nel 1982, Douglas aveva colto nel segno solo leggendo i fascicoli e guardando le foto dei tre casi. Hansen era il loro uomo. Ma tanti indizi non formano una prova. Con un escamotage, Flothe e l'APD ottennero un mandato di perquisizione per l'aereo, i veicoli e soprattutto la casa di Hansen mentre lui era in stato di fermo. Inizialmente, non emerse nulla di compromettente dopo ore di lavoro. Se non avessero trovato nulla nelle 24 ore a loro disposizione, avrebbero dovuto liberare Hansen e chiudere definitivamente il fascicolo. Così decisero, in un ultimo disperato tentativo, di rifare il lavoro da capo e analizzare ogni centimetro quadrato della proprietà. Dopo diverse ore, in una minuscola intercapedine nella soffitta dell'abitazione, trovarono le armi che i test balistici rivelarono essere le stesse che avevano ucciso le tre vittime ritrovate nel 1982. Oltre a queste, trovarono numerose collane, oggetti e indumenti femminili che non potevano appartenere a sole tre donne (anche qui Douglas non sbagliò). Ma la cosa più raccapricciante fu il ritrovamento, occultato nella testiera del letto matrimoniale, di una mappa aeronautica con 37 piccole "x" su di essa. Molti di questi segni corrispondevano a siti in cui i corpi erano stati trovati in precedenza, altri 21 cadaveri furono scoperti successivamente nei luoghi contrassegnati sulla mappa di Hansen. Il conteggio non è mai stato chiuso e, al momento in cui scriviamo, è ancora sotto indagine.
Si ritiene che Hansen sia coinvolto in più di 40 omicidi. Di fronte all'evidenza, Hansen si dichiarò colpevole e spiegò il suo modus operandi: tra il 1971 e il 1983, abbordava giovani donne, lavoratrici del sesso o meno, e con una scusa le faceva salire sul suo veicolo. Una volta salite, tirava fuori una pistola dicendo di non urlare e che sarebbe andato tutto bene se avessero seguito le sue istruzioni (esattamente come raccontò Cindy). Una volta usciti dai centri abitati, le donne venivano condotte in un rifugio di Hansen e tenute lì per qualche giorno. Non entreremo nei particolari di ciò che accadeva in quei giorni, troverete tutta la storia documentata su internet e nei libri. Dopo al massimo una settimana, le donne venivano ammanettate e condotte in auto all'aeroplano e trasportate in aree inaccessibili nei dintorni di Anchorage. Hansen, vestito da cacciatore, le liberava dando loro l'impressione di poter fuggire. In realtà, non c'era nessun modo di fuggire. Stordite e fisicamente debilitate, venivano raggiunte e sparate agli arti. Impossibilitate a muoversi, come se fosse una normale caccia a dei cervi, queste giovani venivano uccise lentamente con l'arma bianca e con un colpo di grazia e lasciate lì. Hansen si sentiva un predatore ma voleva anche essere una preda e non nascose bene i corpi né i segni lasciati dalle armi che furono trovate in soffitta. Conservò bracciali, collane, orecchini perché sapeva che qualcuno prima o poi avrebbe ritrovato tutti quei corpi e gli avrebbe dato la caccia come lui fece con quelle povere ragazze.
Ora non ci dilungheremo ancora su questa vicenda, troverete un fiume di informazioni online se volete approfondire.
Quello che ci interessa di questa terribile vicenda reale in cui vi abbiamo fatto immergere è una storia dentro la storia che ci riporta alla nostra immagine e perché ha avuto genesi da quella piccola frase in una serie TV ispirata a Fargo. Una storia molto meno conosciuta di cui si può trovare facilmente il trascritto.
Come abbiamo detto in precedenza, nell'estate dell'83 Hansen uscì dal primo interrogatorio sul caso Cindy Paulson sereno e pulito, senza neanche doversi rivolgere a un avvocato, con rammarico di tantissimi agenti che assistettero a questa scena.
Uno di questi agenti verbalizzò in un trascritto nei primissimi giorni dell'agosto 1983 (andrete a cercarlo quindi ovviamente era un martedì. Più di due mesi prima della confessione di Hansen) una conversazione peculiare che rese pubblica solo nei primi anni '90. Questa conversazione molto articolata, che doveva restare informale e vedeva confrontarsi un futuro detective e un esperto di antropologia criminale, era principalmente incentrata sul fatto di come Hansen fosse rimasto così tranquillo in quell'interrogatorio. Su come fosse convinto della sua colpevolezza ma non riuscisse a capire come riusciva a non tradirsi.
Sì, balbettava, ma non era nervosismo, era un problema neurofisiologico. Nessun linguaggio non verbale sospetto. Nessun tic o segno di nervosismo nel suo volto e nelle sue mani. Stava lì seduto come un umile panettierea cercare di aiutare la polizia a capire cosa fosse successo. Si propose pure di aiutare quella ragazza finanziariamente. Sapeva perfettamente che chi lo stava interrogando era scettico su di lui ma sapeva altrettanto bene che sarebbe uscito da quella stanza entro breve tempo senza neanche doversi rivolgere a un avvocato. A ogni singola domanda rispondeva con pacatezza, dando una spiegazione logica a tutto e senza mai contraddirsi. Chi ha studiato l'argomento o chi ha lavorato in polizia sa benissimo quante decine di tecniche vengono utilizzate in un interrogatorio e nel 99% dei casi in neanche un'ora, se sei colpevole, riescono a capirlo. Superò addirittura il test del poligrafo. Nonostante ciò, il nostro agente, vedendolo andare via, sapeva che stavano lasciando a piede libero un criminale e non si dava pace.
L'antropologo, per nulla stupito dalla descrizione, inizialmente lo rimproverò dicendogli che gli aveva fornito informazioni confidenziali su un possibile reato che non aveva portato a un'incriminazione ma che non ne avrebbe fatto parola.
Continuando la sintesi del trascritto e saltando le parti che non ci interessano, arriviamo alla parte interessante.
Lo studioso di antropologia criminale si alzò e prese due libri dal suo studio. Ne aprì uno di anatomia dove era semplicemente raffigurato un corpo con le ramificazioni dell'apparato circolatorio. E gli pose una domanda. Durante la tua vita o il tuo lavoro hai mai visto una persona svenire per un trauma o uno spavento? La risposta dell'agente fu sì, diverse volte! La replica fu: e non ti sei mai chiesto il perché?
Nel suo trascritto, l'agente descrive questa scena come imbarazzante perché effettivamente non aveva la minima idea del perché ciò accadesse e, avendo davanti un uomo di quella caratura, per imbarazzo non provò neanche a indovinare.
Guardando l'agente, lo studioso prese un altro libro molto più voluminoso. Ci mise un po' e gli mostrò una pagina contenente una singola immagine. Era un grafico sulle lunghezze d'onda percepite dall'occhio umano, il classico grafico RGB espresso in nanometri su una tabella a due assi Y e X. Gli chiese: cosa vedi qui? L'agente nel grafico vedeva tre curve, una blu a sinistra molto alta, una verde al centro più bassa e una rossa a destra ancora più bassa, e cercò di descriverlo. La risposta fu: concentrati sull'asse X e lascia perdere l'altezza, cosa vedi? L'agente osservò che la base da cui partiva la curva verde si estendeva per quasi tutto l'asse X, andando a prendere il quadruplo dello spazio blu e i due terzi dello spazio rosso, praticamente copriva l'80% del grafico. Cercò didescrivere in questo modo. L'antropologo sorrise e gli rispose: ciò che cerchi di capire in quell'uomo, ma che dovresti capire anche su di te, è tutto in queste due raffigurazioni. L'agente ovviamente non capì. Si sedettero e lo studioso spiegò in dettaglio al futuro detective ciò che voleva fargli capire.
Pt.3 (l'immagine e le frasi)
Quello che spiegò l'esperto di antropologia criminale al giovane agente furono vari concetti che sono anche la storia più antica del mondo. Ovvero la lotta tra il buio e la luce, ma ci arriveremo tra poco.
Perché le persone sveniscono o hanno una sincope quando si manifesta un trauma imprevisto o uno spavento? Perché, come dice la frase, un tempo eravamo scimmie! E ora siamo una specie che appartiene ai primati. La più evoluta. Ma l'unica cosa che ci differenzia da uno scimpanzé sono piccole caratteristiche anatomiche e la consapevolezza di noi stessi, per il resto gli scimpanzé sono geneticamente i più vicini all'uomo, di fatto, noi abbiamo in comune con gli scimpanzé circa il 98,6% del DNA. E cosa faceva un primate quando vedeva un pericolo? Un predatore? Scappava! È scritto nel nostro DNA.
Quando vedete una persona svenire per uno spavento o un trauma improvviso è perché tutto il sangue va verso gli arti, gambe per scappare e braccia per difendersi, lasciando così che molto sangue che ossigena il cervello defluisca in massa verso altre zone, il che può provocare una ipoperfusione cerebrale dovuta a un calo pressorio. Non ci possiamo fare niente, è scritto nel nostro DNA.
Perché il verde nel grafico citato occupa tutto quello spazio? Solo pochi animali sono in grado di vedere i colori e per molti di questi la visione è limitata al blu/giallo. Oltre all'uomo, in pratica solo i primati e le scimmie che ne sono l'intermezzo evolutivo possono vedere l'intero spettro dei colori.
Gli esseri umani, rispetto a qualsiasi altro colore, riescono a percepire molte più sfumature di verde perché un tempo, prima delle città e del cemento, vivevamo nelle foreste, circondati dal verde e in quel verde, con milioni di sfumature diverse, c'erano predatori e noi, come i primati e le scimmie da cui discendiamo, dovevamo poterli distinguere altrimenti non saremmo arrivati ad oggi. Allo stesso tempo, usavamo la stessa tecnica all'inverso. In mezzo a tutto quel verde, dovevamo poter distinguere le prede per nutrirci, altrimenti, sempre come prima, non saremmo arrivati fino a oggi.
L'immagine, il testo, le riflessioni sull'esistenza, le citazioni su una vicenda terribile realmente accaduta. Sembra tutto un grande caos, ma ci vuoleinvitare a riflettere su alcune cose imprescindibili che sono scritte nella nostra genetica. Tutto riconduce alla storia più antica del mondo: la lotta tra la luce e l'oscurità, tra il bene e il male. La scimmia rappresentata che veste come un ragazzo alla moda non è altro che un invito a non conformarsi a tutto ciò che ci è stato imposto e non digeriamo ma accettiamo tacitamente, e a spezzare qualche catena che ci hanno imposto e ci imponiamo, privandoci piano piano del nostro istinto. Ma non è un invito a distruggere ogni schema e sprofondare nell'anarchia, è un invito a riflettere su alcuni aspetti che nel tempo ci siamo imposti, mettendoci in uno stato di trance, di ipnosi autoindotta. Ogni tanto dovremmo dire no ad alcuni aspetti che ci avvelenano l'esistenza, che siano il lavoro, le convenzioni sociali, il giudizio degli altri e tutto quello citato sopra, e non distruggerlo ma fermarci un attimo, magari in un bello spiazzo pieno di verde, e capire con tutte le sue sfumature come migliorarlo. Il resto è un invito a riflettere sul fatto che l'oscurità, per quanto non possiamo accettarlo, si può annidare nelle persone più comuni e nella maggior parte dei casi conosciuti è così. In un panettiere, in un impiegato, in un camionista, in chiunque... dietro quella figura potrebbe esserci un predatore. Se non fosse stato per Cindy nel 1984, questo essere avrebbe continuato per anni e quelle X non sarebbero state 37 ma molte di più.
Cindy ha salvato se stessa ricorrendo al suo istinto di autoconservazione. Quando ha avuto la possibilità, tutto il suo sangue è defluito nelle gambe ed è riuscita a mettersi in salvo. Ma non ha salvato solo se stessa, ha salvato tante vite. Come chi in quella stanza che interrogava uno spietato predatore gli ha creduto e non ha mollato, riuscendo a fermarlo. E dobbiamo tanto a queste persone, senza però dimenticare le vittime che ad oggi a decine non hanno ancora un nome e un luogo di sepoltura e non trovano la pace.
È questo il significato dell'immagine e del suo testo.
La lotta tra luce e oscurità. Se siete lontani da una città di notte, vi capiterà di guardare il cielo e potreste pensare che, a parte pochi puntini luminosi, il buio stia vincendo. Non è così! Un tempo c'era solo oscurità, il buio totale... quei puntini, le stelle, ci dicono il contrario. Adesso la luce sta vincendo.
La Collezione NFT: Un Nuovo Capitolo nell'Arte Digitale
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